Don Mimì è un uomo di piacevole aspetto, sicuro di sé, disponibile e generoso. Tutti, nel suo rione, sanno che la sua vera specializzazione sono le truffe, ma ciononostante è ben voluto e rispettato. Il suo sorriso accattivante ispira fiducia.
Terenzio, invece, è un giovane carabiniere segnato da antiche tragedie familiari e assillato da ricordi che riemergono a ondate, avviluppandolo nella morsa dei sensi di colpa. Nell’Arma cerca la sua strada, nella convinzione che la giustizia lo condurrà lungo binari ben definiti.
Quando il destino li fa incontrare, le loro vite iniziano a scorrere in parallelo, ricche di colpi di scena, sullo sfondo di un noto quartiere napoletano, tra l’incanto dei vicoletti del centro storico, i panni stesi ad asciugare, l’allegro vociare del mercato, il rombo di motorini senza marmitta.
Una Napoli briosa e pregna di ironia che si intreccia indissolubilmente con la loro storia dolceamara, dove il confine tra buoni e cattivi non è poi così netto.
Mimì e Terenzio, infatti, apparentemente tanto diversi, in realtà hanno molto in comune. Entrambi sono in fuga da qualcosa: uno dal proprio presente, l’altro dal proprio passato. E tutti e due sentono di doversi liberare per sempre dei propri fardelli, reali o metaforici, andando incontro a un «sole d’argento».